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ESEMPIO DI TRADUZIONE
Italiano -> Francese
Italiano
NERONE, IL POPULISTA CHE (NON) INCENDIÒ ROMA
Il British Museum di Londra riapre i battenti dopo sei mesi con una mostra sull’imperatore romano, smontandone tutti i luoghi comuni arrivati nei secoli fino a Hollywood.
di Simone Filippetti
Dal “Corriere della Sera” del 29 aprile 2021
Dimenticate lo spaccone Donald Trump, peraltro già dimenticato dai radar dei media, lo spettinato e pasticcione Boris Johnson, o il comico-politico Beppe Grillo. Sono tutti epigoni: il primo vero populista della storia è stato Nerone. Odiato dalle élites, che fecero di tutto per denigrarlo e consegnarlo alla Storia come un diavolo, ma osannato dalla plebe, l'imperatore ragazzino, che salì al trono a soli 17 anni, è l'incarnazione del motto “Panem et Circences”, la grande verità storica per governare su masse di ignoranti. Duemila anni dopo, l'imperatore più controverso della storia di Roma sbarca a Londra.
Il Signore del Male
Incarnazione del male assoluto, Nerone è stato consegnato ai posteri come una persona malvagia, persecutore dei cristiani, imperatore isterico e dannoso. Ma niente di tutto ciò è vero, o lo è solo in parte o è stato esagerato. Ma come già sapeva lo storico Tito Livio, della generazione precedente a Nerone, la Storia la scrivono sempre i vincitori. E nell'antica Roma il vincitore per secoli è stato SPQR, il Senato. E siccome i senatori non avevano mai gradito la nascita dell'impero, che toglieva loro potere, convivevano, sopportandoli, con quegli imperatori che li blandivano, come Augusto. Mentre congiuravano, disprezzavano e denigravano tutti gli altri. Usando il linguaggio moderno si potrebbe dire che Nerone è la vittima di una campagna d'odio dell'antichità; un bersaglio delle élites, un politico stritolato dalla macchina della propaganda.
Nerone brucia Roma, ma riapre Londra
Dopo quasi sei mesi di chiusura infinita, a Londra riaprono i musei da metà maggio. È un evento eccezionale e il British Museum, l'istituzione culturale più importante del paese ha deciso di riaccogliere i visitatori con un omaggio a Nerone. Ennesima dimostrazione del grande fascino che gli inglesi nutrono per la cultura classica e per l'Italia. Nessun popolo ama la storia romana come i britannici, nemmeno i medesimi italiani. “Siamo felici di riaprire le porte del museo con l'imperatore romano Nerone” ha esordito il direttore-decano Neil MacGregor, da venti anni ormai alla guida del British Museum. “Nero the man behind the myth” (Nerone, l'uomo dietro al mito), che debutta il 27 maggio 2021 e chiude il 24 ottobre 2021, è un'ottima e originale ricostruzione storica che coniuga il rigore britannico con il grande patrimonio italiano.
Dalla Britannia a Hollywood
Siamo attorno al 50 dopo Cristo, che in realtà per l'antica Roma è quasi l'anno 800 dalla sua fondazione. L'impero, creato pochi decenni prima da Augusto, è alla sua massima potenza: l'imperatore Claudio ha indicato come suo erede il giovane Lucio Domizio Enobarbo, per tutti Nerone. E' un ragazzo dotato, ha il migliore educatore dell'epoca, Seneca (il più grande filosofo di tutta la storia di Roma), ma è un impegno troppo difficile da gestire per un adolescente: il neo imperatore, 17enne e molto succube della ambiziosa madre, si ritrova a capo di un impero, peraltro fresco della recente annessione della provincia Britannia proprio da parte del padre putativo, già scosso da forti tensioni, tanto che poi sfociarono in rivolte, come quella della Regina Budicca che saccheggiò Londinium, e quelle dei Parti, in Asia.
All'interno, la plebe di Roma è una massa di nullafacenti che crea problemi di ordine pubblico. All'esterno, le tribù di barbari iniziano a dare preoccupazioni. Sotto Nerone compaiono i primi segni del declino, militare, morale e sociale, che porteranno, secoli dopo all'implosione dell'impero. Nerone era l'ultimo discendente della dinastia giulio-claudia, quella che creò l'impero e con il pazzo incendiario finisce, anche se l’Impero Romano durerà ancora per altri quattrocento anni, dopo Nerone non ci sono stati più imperatori in linea dinastica, eredi al trono tramandati da una gens, poiché i successivi imperatori erano per lo più solo militari che si impossessavano del potere, se si eccettuano i Flavi o gli Antonini. L'Impero Romano, a suo modo, finisce con Nerone. È una tesi affascinante che emerge dalla mostra: la scelta espositiva è fresca e veloce con una struttura a concetti. La controversa figura di Nerone è raccontata attraverso 200 pezzi, molti dei quali inediti perché arrivano da scavi recenti e altrettanti esposti per la prima volta nel Regno Unito, grazie al sostegno dello sponsor Bp, la compagnia petrolifera inglese, e di molti musei italiani (l'Archeologico Nazionale di Napoli e di Venezia).
I curatori della mostra, Thorsten Opper e Francesca Bologna, hanno però pescato anche dalla ricca iconografia del cinema. Nerone è stato forse l'imperatore più gettonato da Hollywood, cosa che ne ha diffuso la fama anche tra la gente comune. Non a caso, la mostra si apre con un fotogramma dal celeberrimo “Quo Vadis”, dove Peter Ustinov è Nerone con lo sguardo da maniaco che suona la cetra mentre Roma brucia, a immortalare la tremenda fama che Lucio Domizio si trascina da secoli. L'immagine di Nerone come un dissoluto esteta, dedito solo a lussi e mollezze, un imperatore debosciato, è distorta e uno degli effetti della mostra è di smontare i pregiudizi e la cattiva fama: di certo Nerone era un gaudente, con tratti di perversione, il primo imperatore a salire su un palcoscenico per recitare, ma è stato anche un capo militare, come un bellissimo bronzo da Oderzo, che lo raffigura in divisa militare, testimonia.
Tiranno o Statista
Nei suoi 14 anni di regno, Nerone è tristemente famoso per l'incendio di Roma: nel 64 dopo Cristo ha dato fuoco alla Città Eterna, per un capriccio estetico reso ancora più odioso dal divertirsi a comporre versi durante la tragedia. Questo lo fa finire di diritto nella lista dei cattivi nella storia degli imperatori romani. La realtà, però, è meno propagandistica e netta: ad andare a fuoco furono solo dei quartieri plebei che andavano rasi al suolo per essere ricostruiti. Non fu il gesto di uno squilibrato, in piena mania di onnipotenza, ma pianificazione urbanistica. Dopo l'incendio, o meglio “bonifica”, Nerone utilizzò 80 ettari tra i colli Palatino e Celio per erigere la strabiliante Domus Aurea, il più grande palazzo imperiale mai costruito e ancora oggi il monumento più importante dell'antica Roma, nonostante la fama del Colosseo. L'immagine di Nerone tramandata nei secoli, dal Senato fino a Hollywood, è quella di un tiranno pazzo e sanguinario. La verità storica è probabilmente quella di uno statista che incarnava i suoi tempi.
Donne & Potere
Il tiranno Nerone era in realtà succube delle donne: mai nella storia di Roma le donne hanno avuto un peso decisivo come nel suo regno. La grande “manipolatrice” era la madre Agrippina, spregiudicata e lussuriosa tanto da diventare la moglie del figlio: gli storici si interrogano se l'incesto fosse una perversione patologica di Nerone o un diabolico piano della madre. Altre donne, ugualmente spregiudicate e lussuriose, plasmarono la vita di Nerone: la seconda moglie Poppea e la terza Messalina, nessuna delle quali definibili come esempi di virtù muliebre. I gioielli in mostra, tra cui una squisita testa di Agrippina in pietra verde, proveniente da Salonicco, sono un esempio del lusso e dello sfarzo in cui le donne vivevano, al pari degli uomini.
Qualis Artifex Pereo
La mostra “Nero, the man behind the myth” ha un grande merito: togliere la figura di Nerone dal macchiettismo per renderle dignità storica. E, soprattutto, rivelare l'impressionante modernità di un imperatore che ha anticipato di secoli atteggiamenti e fenomeni del mondo contemporaneo: la spettacolarizzazione della politica, l'esibizione del proprio ego, e la cultura della performance come una dote di governo. Più che trovare nell'antica Roma dei tratti precursori della società attuale, il dato storico della mostra su Nerone è che tutte le epoche con alti livelli di benessere, che precedono una decadenza, hanno caratteristiche analoghe. La Roma del I secolo dopo Cristo era una civiltà molto simile all'attuale: una élite che godeva di un eccessivo consumismo, una società guidata dalla spasmodica ricerca del consenso (il circo e l'anfiteatro erano i social media dell'antichità), una classe dirigente persa in miopi lotte di potere; e una classe lavoratrice sempre meno motivata. Tutto questo porta inesorabilmente a un declino. Quando fu costretto a suicidarsi, racconta Svetonio, che nemmeno in quel tragico e fatale momento l'imperatore perse la sua propensione allo showbiz: “Qualis Artifex Pereo” (che grande artefice che muore”) disse mentre beveva il veleno. “Una vita per il cinema” avrebbero cantato secoli dopo Elio e le Storie Tese, dedicandola all'attore del porno John Holmes, ma sarebbe calzata a pennello per Nerone. Dopo la morte, il Senato decise che il suo nome sarebbe stato cancellato: la Abolitio Memoriae prevedeva la cancellazione di ogni ricordo, dalle statue ai ritratti. Una mossa puramente ideologica che duemila anni dopo ricompare pari pari nell'abbattimento delle statue, altrettanto ideologico, del movimento BLM. Nerone morì a soli 37 anni, ma oggi, grazie alla “riscoperta” del British Museum appare come un concentrato di modernità.
Francese
NÉRON, LE POPULISTE QUI (N'A PAS) BRULÉ ROME
Le British Museum de Londres rouvre ses portes après six mois avec une exposition sur l'empereur romain, démantelant tous les clichés qui ont atteint Hollywood au fil des siècles
par Simone Filippetti - Il Corriere" – 29 avril 2021
Oubliez le fanfaron Donald Trump, déjà oublié par le radar des médias ; le décoiffé et désordonné Boris Johnson, ou le comédien-politicien Beppe Grillo (un politicien italien). Ce sont tous des épigones : le premier vrai populiste de l'histoire était Néron. Détesté par les élites, qui ont tout fait pour le dénigrer et le reléguer à l'histoire comme un diable, mais loué par la plèbe, le garçon empereur, monté sur le trône à 17 ans, est l'incarnation de la devise "Panem et Circences", la grande vérité historique pour régner sur des masses d'ignorants. Deux mille ans plus tard, l'empereur le plus controversé de l'histoire de Rome débarque à Londres.
LE SEIGNEUR DU MAL
Incarnation du mal absolu, Néron a été livré à la postérité en tant que méchant, persécuteur des chrétiens, empereur hystérique et nuisible. Mais rien de tout cela n'est vrai, ou ce n'est que partiellement vrai ou ç'a été exagéré. Mais comme l'historien Tito Livio, de la génération précédant Néron, le savait déjà, ce sont les vainqueurs qui écrivent toujours l'histoire. Et dans la Rome antique, le vainqueur pendant des siècles a été le SPQR, le Sénat. Et comme les sénateurs n'avaient jamais aimé la naissance de l'empire, qui leur enlevait leur pouvoir, ils coexistaient, en le tolérant, avec ces empereurs qui les flattaient, comme Auguste. Tandis qu'ils complotaient, méprisaient, dénigraient tous les autres. En utilisant un langage moderne, on pourrait dire que Néron est victime d'une campagne de haine de l'antiquité ; une cible de l'élite, un politicien écrasé par la machine de la propagande.
NÉRON BRULE ROME, MAIS ROUVRE LONDRES
Après six mois de fermeture sans fin, les musées rouvrent à Londres à partir de la mi-mai. C'est un événement exceptionnel et le British Museum, l'institution culturelle la plus importante du pays, a décidé d'accueillir les visiteurs avec un hommage à Néron. Encore une démonstration de la grande fascination que les Britanniques ont pour la culture classique et pour l'Italie. Aucun peuple n'aime l'histoire romaine comme les Britanniques, pas même les Italiens eux-mêmes. "Nous sommes heureux de rouvrir les portes du musée avec l'empereur romain Néron", a lancé le directeur-doyen Neil MacGregor, qui dirige le British Museum depuis vingt ans. "Nero, the man behind the myth" (Néron, l'homme derrière le mythe), qui débute le 27 mai et se termine le 24 octobre, est une excellente et originale reconstitution historique qui allie la rigueur britannique au grand patrimoine italien.
DE LA GRANDE-BRETAGNE A HOLLYWOOD
Nous sommes environ 50 apr. J.-C., ce qui en réalité pour la Rome antique c'est presque l'an 800 depuis sa fondation. L'empire, créé quelques décennies plus tôt par Auguste, est à sa puissance maximale : l'empereur Claudius a désigné comme son héritier le jeune Lucius Domitius Enobarbus, pour tout le monde, Néron. C'est un garçon doué, il a le meilleur éducateur de l'époque, Sénèque (le plus grand philosophe de toute l'histoire de Rome), mais c'est une tâche trop difficile à gérer pour un adolescent : le nouvel empereur, 17 ans et très dominée par son ambitieuse mère, se retrouve à la tête d'un empire, pourtant frais de la récente annexion de la province britannique par son père putatif, déjà secouée par de fortes tensions, à tel point qu'elles ont ensuite abouti à des révoltes, comme celle de la reine Boudicca qui a mis à sac Londinium, et celle des Parthes (Perses), en Asie.
À l'intérieur, la plèbe de Rome est une masse de fainéants qui créent des problèmes d'ordre public. Au-dehors, les tribus barbares commencent à inquiéter. Sous Néron apparaissent les premiers signes de déclin, militaire, moral et social, qui conduiront, des siècles plus tard, à l'implosion de l'empire. Néron était le dernier descendant de la dynastie Julio-Claudienne, celle qui a créé l'empire et avec le fol incendiaire la termine, même si l'Empire romain durera encore quatre cents ans, après Néron il n'y a plus eu d'Empereurs dans la lignée dynastique, héritiers du trône transmis par une gens, puisque les empereurs ultérieurs n'étaient pour la plupart que des soldats qui s'emparaient du pouvoir, à l'exception des Flaviens ou des Antonins. L'Empire romain, à sa manière, se termine avec Néron. C'est une thèse fascinante qui se dégage de l'exposition : le choix de l'exposition est frais et rapide avec une structure par concepts. La figure controversée de Néron est racontée à travers 200 pièces, dont beaucoup inédites, car issues de fouilles récentes et d'autres exposées pour la première fois au Royaume-Uni, grâce au soutien du sponsor BP, la compagnie pétrolière anglaise, et de nombreux Musées italiens (les Musées Archéologiques Nationaux de Naples et Venise).
Les commissaires de l'exposition, Thorsten Opper et Francesca Bologna, cependant, se sont également inspirés de la riche iconographie du cinéma. Néron a été peut-être l'empereur le plus populaire d'Hollywood, ce qui a également propagé sa renommée parmi les gens du commun. Sans surprise, l'exposition s'ouvre sur un cadre du fameux "Quo Vadis", où Peter Ustinov est un Néron au regard de maniaque qui joue de la cithare pendant que Rome brûle, pour immortaliser la formidable renommée que Lucius Domitius traîne depuis des siècles. L'image de Néron en esthète dissolu, voué uniquement au luxe et à la douceur, un empereur débauché, est déformée et l'un des effets de l'exposition est de démanteler les préjugés et la mauvaise renommée : certainement Néron était un jouisseur, avec des traits de perversion, le premier empereur à monter sur scène pour jouer, mais il était aussi chef militaire, comme en témoigne un beau bronze d'Oderzo, qui le représente en uniforme militaire.
TYRAN OU HOMME D'ÉTAT
Au cours de ses 14 années de règne, Néron est tristement célèbre pour l'incendie de Rome : en 64 apr. J.-C., il met le feu à la Ville éternelle, pour un caprice esthétique rendu encore plus odieux en s'amusant à composer des vers pendant la tragédie. Cela le place directement sur la liste des méchants de l'histoire des empereurs romains. La réalité, cependant, est moins facile à dire et claire : seuls les quartiers plébéiens qui devaient être rasés pour être reconstruits ont pris feu. Ce n'était pas le geste d'un homme dérangé, en pleine manie d'omnipotence, mais une planification urbaine. Après l'incendie, ou plutôt la "remise en état", Néron a utilisé 80 hectares entre les collines du Palatin et du Celio pour ériger l'étonnante Domus Aurea, le plus grand palais impérial jamais construit et encore aujourd'hui le monument le plus important de la Rome antique, malgré la renommée du Colisée. L'image de Néron transmise au cours des siècles, du Sénat à Hollywood, est celle d'un tyran fou et sanguinaire. La vérité historique est probablement celle d'un homme d'État qui a incarné son temps.
LE POUVOIR DES FEMMES
Le tyran Néron était en réalité dominé par les femmes : jamais dans l'histoire de Rome les femmes n’ont eu un poids décisif comme dans son royaume. La grande "manipulatrice" était sa mère Agrippine, assez peu scrupuleuse et lubrique pour devenir l'épouse du fils : les historiens se demandent si l'inceste était une perversion pathologique de Néron ou un plan diabolique de sa mère. D'autres femmes, également sans scrupules et lubriques, ont façonné la vie de Néron : la deuxième épouse Poppée et la troisième Messaline, dont aucune ne peut être définie comme un exemple de vertu féminine. Les bijoux exposés, dont une exquise tête d'Agrippine en pierre verte, provenant de Thessalonique, sont un exemple du luxe et de l'opulence dans lequel vivaient les femmes, tout comme les hommes.
QUALIS ARTIFEX PEREO
L'exposition "Nero, the man behind the myth" a un grand mérite : retirer la figure de Néron du "macchiettisme" pour lui rendre une dignité historique. Et, surtout, révéler l'impressionnante modernité d'un empereur qui a anticipé pour des siècles les attitudes et les phénomènes du monde contemporain, la spectacularisation de la politique, l'exposition de son ego, et la culture de la performance comme don e gouverner. Plutôt que de trouver des traits précurseurs de la société actuelle dans la Rome antique, le fait historique de l'exposition Néron est que toutes les époques où le bien-être est élevé, qui précèdent un déclin, ont des caractéristiques similaires. Rome au premier siècle de notre ère était une civilisation très similaire à la civilisation actuelle : une élite qui jouissait d'un consumérisme excessif, une société animée par la recherche spasmodique du consensus (le cirque et l'amphithéâtre étaient les médias sociaux de l'antiquité), une classe dirigeante perdue dans des luttes de pouvoir à courte vue et une classe ouvrière de moins en moins motivée. Tout cela conduit inexorablement à un déclin. Quand il fut contraint de se suicider, raconte Suétone, que même dans ce moment tragique et fatal l'empereur ne perdit pas sa propension au showbiz : "Qualis Artifex Pereo"»» (quel artiste périt avec moi) dit-il en buvant le poison. (Note du traducteur : en fait Néron a été obligé de se poignarder aidé par son scribe Epaphrodite). "Une vie pour le cinéma" aurait chanté des siècles plus tard Elio e le Storie Tese, en le dédiant à l'acteur porno John Holmes, mais cela aurait été parfait pour Néron. Après sa mort, le Sénat a décidé que son nom serait effacé : l'Abolitio Memoriae prévoyait l’effacement de tous les souvenirs, des statues aux portraits. Un geste purement idéologique qui, deux mille ans plus tard, réapparaît sur un pied d'égalité dans la démolition des statues, également idéologiques, du mouvement Black Lives Matter. Néron est mort à l'âge de 37 ans, mais aujourd'hui, grâce à la "redécouverte" du British Museum, il apparaît comme un concentré de modernité.